La fotografia al tempo del Coronavirus. L’elisir di Enrico Casiraghi.
Lunedì sera. Schede delle macchine fotografiche vuote e fine settimana da dimenticare. Ovunque ci giriamo è solo Coronavirus. Sembra che tutti i problemi siano d’un tratto spariti per lasciare posto a questo fantasma che, beffardo, aleggia nefasto sulle nostre teste.
E siamo tutti tristi, bloccati da paure ed ipocondrie, incapaci di fare nulla se non aspettare che il mostro vada via. E poi arriva una mail. Enrico Casiraghi, anche lui in astinenza fotografica, rovistando negli hard disk ritrova diamanti grezzi.
Il Coronavirus vola via e la mente inizia a viaggiare, affascinata da bellezza ed emozione. E due parole mi vengono in mente: to kalòs. Sette lettere che hanno ispirato artisti, poeti e filosofi fin dai tempi degli antichi greci. Da Platone ad Aristotele, fino a Dostoevskij, “La bellezza salverà il mondo”, e al celebre Confucio, “Ogni cosa ha la bellezza, ma non tutti la vedono”.
La bellezza non guarirà dal Coronavirus. Ma, come si diceva in un celebre film “forse più che la politica, la lotta di classe, la coscienza e tutte ‘ste fesserie, bisognerebbe ricordare alla gente cos’è la bellezza, insegnargli a riconoscerla, a difenderla. Perché se si insegnasse la bellezza alla gente, la si fornirebbe di un’arma contro la rassegnazione, la paura e l’omertà“.
Noi cerchiamo, con la nostra fotografia, di rendere un piccolo omaggio alla bellezza: e che sia anche elisir, di un attimo, contro il mostro chiamato Coronavirus. Grazie a Enrico Casiraghi per le splendide foto.