Al Circolo Villa York Sporting Club arriva con il passo felpato ma deciso com’è solito arrivare. Lui è Filippo Forno, romano, classe 2006, uno dei tre fratelli gemelli che, a partire da quest’anno, fanno parte del gruppo dei giovani del Villa York Waterpolo. La squadra di pallanuoto, del quartiere romano di Monteverde, capitanata da Alvise Tancredi e che milita nel campionato di serie B maschile girone 3, può contare su un record, probabilmente unico, almeno in Italia; avere all’interno del proprio team tre gemelli, tutti e tre giocatori di pallanuoto anche se con ruoli diversi. Filippo varca la soglia della palestra ed è lì che lo aspettiamo e lo intervistiamo, tra un esercizio sulla panca e una chiacchiera sulla sua principale ossessione; la pallanuoto e tutto quello che ruota intorno al suo sport preferito.
Ai nostri microfoni Filippo “Pippo” o “Athos“, come viene simpaticamente chiamato dai compagni di squadra, si mostra tranquillo e senza imbarazzo, sfoggiando già la personalità, nonostante la giovane età, tipica di un veterano. E poi, quel fervore che trapela dai suoi occhi, pieni di sana ambizione, pronto a competere per raggiungere, sempre di più, standard ancora più alti. Lo si capisce anche, quando ci parla del suo idolo, quel Denes Varga, l’asso ungherese pluri-medagliato, che segue e studia nei movimenti per emularlo “con le dovute proporzioni” in vasca. Di lui non perde neanche un match, lo segue con passione da tempo e lo “marca” stretto per apprendere il più possibile dal suo idolo. Comincia così la nostra conversazione e Filippo è già un vulcano di emozioni e ricordi.
La mia storia da pallanuotista è molto simile a quella di chi, almeno nella maggior parte dei casi, pratica questo sport. Dopo tanti anni passati in piscina, insieme ai miei due fratelli gemelli, nuotando senza sosta avanti ed indietro, abbiamo deciso insieme di cambiare sport e cominciare a giocare a pallanuoto. Senza dubbio nella mia scelta ha influito tanto il passato da pallanuotista di mio padre Daniele e di mia zia Soana. Loro sono stati per me i primi punti di riferimento in questo sport e tutta la passione che sento la devo grazie a loro. Alla fine, credo che sia stato troppo forte il richiamo di coniugare ad una disciplina di sacrificio come il nuoto il piacere di poter spingere la palla in fondo alla rete. In questi anni sono stato fortunato ad avere, poi, dei tecnici come Stefano Fonti e Daniele Cianfriglia che hanno formato la mia ancor giovane carriera da pallanuotista. Grazie a loro ho avuto la soddisfazione di vincere diversi titoli a livello giovanile tra cui la vittoria, due anni fa, del mio primo titolo italiano.
Con i miei fratelli ci unisce, oltre ad un legame di sangue, un lungo percorso sportivo iniziato tanti anni fa insieme. Giocare con loro, nella stessa squadra, non è mai stato un problema, anzi rappresentano per me una certezza, un valore aggiunto. Quando entro in vasca non li vedo con occhi diversi ma come tutti gli altri miei compagni. Certo è che, nell’essere fratelli e soprattutto gemelli, c’è un’innegabile affinità che non è facile da spiegare. Con loro c’è sempre una grande intesa dentro e fuori la vasca. Durante le azioni di gioco mi capita spesso di cercarli, incrociando i loro occhi. E’ lì che scatta la nostra immediata connessione; ci basta solamente uno sguardo. In una frazione di secondo capisco se, in quello sguardo, c’è tutta la nostra potenza intesa come piena fiducia e consapevolezza che quel tiro o passaggio andrà a buon fine con una rete per la nostra squadra.
La mia preparazione alla gara, nelle ore che la precedono, è fatta di riti e momenti che per me significano la massima concentrazione. Tali riti rappresentano un mantra da eseguire e rispettare che vanno ripetuti in religioso silenzio. Nel giorno del match mi isolo da tutto quello che può deconcentrarmi, entrando così in una sorta di bolla dove ogni gesto prende il sopravvento sulla realtà. Uno di questi è, ad esempio, il modo di preparare il mio borsone sempre allo stesso modo, rispettando l’ordine e riponendo le mie cose nello stesso posto all’interno. Anche quando sono a bordo vasca, poco prima dell’inizio della partita, osservo in solitaria tutto un mio rito preparatorio. Un rito che ho sperimentato da tempo e che solitamente mi porta fortuna.
La vittoria contro la capolista Pescara in serie B e quella contro la Rari Nantes Florentia nel campionato juniores A, ha coronato positivamente una settimana di duro lavoro. Quella contro il Pescara è stata una partita giocata in maniera perfetta perché è stata preparata nei minimi dettagli. L’obiettivo era limitare le folate offensive del loro forte mancino e ci siamo riusciti. Non una vittoria casuale ma frutto di una grande prestazione di tutto il gruppo. Siamo stati compatti in difesa, ci siamo aiutati in ogni fase di gioco. Una vittoria ottenuta usando la testa proprio così come l’avevamo preparata ed immaginata. E’ stato molto bello gioire alla fine con i nostri tifosi ancora increduli e sfogare tutta la nostra felicità negli spogliatoi con i miei fratelli e i miei compagni di squadra.
Neanche il tempo di festeggiare e siamo subito ripartiti allenandoci duramente ma più consapevoli della nostra forza e convinzione. La testa è già al prossimo difficile match, in trasferta, contro l’altra squadra di Pescara, il Club Aquatico, terza forza del campionato. Sarà la nostra “prima” vera trasferta visto che, fino ad oggi, non siamo usciti dal Lazio. Come ci aspettavamo, questo è un campionato dove ogni partita ha una storia a sé e nessuna appare dal risultato scontato. Un campionato livellato e con tanti derby che vanno giocati fino all’ultimo secondo con il coltello fra i denti. Mi aspetto un’altra partita molto dura dal punto di vista fisico ed equilibrata dal punto di vista tattico. L’ingrediente vincente sarà giocare gli uni per gli altri, uniti tutti insieme, mettendoci testa e cuore. Solo così potremo portare a casa una vittoria che ci permetterebbe di scavalcare in classifica proprio i nostri avversari abruzzesi.
Giocare ai massimi livelli è un obiettivo e una sfida che voglio perseguire. L’esperienza fatta la scorsa estate negli Stati Uniti, al Team Vegas, è stata unica e mi piacerebbe ripeterla anche quest’anno a fine campionato. Credo che la pallanuoto statunitense stia crescendo sempre più come movimento sportivo e il livello si sta assestando pian piano agli standard europei. Probabilmente i risultati sportivi, che già si registrano da qualche anno, saranno palpabili in brevissimo tempo. Avere l’opportunità di studiare in uno dei migliori college americani e al tempo stesso praticare lo sport che amo sarebbe un sogno che mi piacerebbe realizzare presto, magari insieme ai miei due fratelli Andrea e Lorenzo.
Articolo scritto da Gaetano Nardone per MFSport Fotografia