Il cappello sulla testa, la visiera bassa a coprire gli occhi, un fare burbero e scostante. Si aggira nel suo mondo, saturo di cloro, lo sguardo attendo ad ogni minimo dettaglio. Lo osservo da lontano, vorrei che diventassi un fantasma per non disturbare il suo cosmo. Si avvicina. Si siede accanto a me e mi guarda quasi con sospetto. Gli faccio vedere le mie foto, che sanno di amore per la pallanuoto, per quell’universo a lui tanto caro. E allora inizia. Un fiume in piena, che cavalca più di 60 anni di storia, vissuti da protagonista, in cui ha scritto la storia della pallanuoto in tutte le declinazioni. Ma è soprattutto al femminile che ha raccolto i risultati più prestigiosi: con il Setterosa ha vinto 2 ori mondiali, 4 europei e l’oro olimpico del 2004 ad Atene. Pierluigi Formiconi, icona della pallanuoto mondiale, ci racconta la sua ricetta antica ma sempre attuale, con cui ha conquistato l’olimpo dello sport.
Ho cominciato a 16 anni, ero turbolento, irascibile, ho preso molte giornate di squalifica. Ero un attaccante. Non ero il più bravo ma ero veloce e facevo da supporto a Pizzo o De Magistris ai quali fornivo molti palloni. Come allenatore mi ritengo fortunato, ho vinto tutto, sia al maschile sia al femminile. Sono l’unico allenatore ad aver vinto scudetti in entrambi i campionati, uno con i maschi con la Roma e tre con le ragazze dell’Orizzonte.
Sono molto tattico, senza la tattica non si vince. Bisogna far giocare gli altri come vuoi tu. Adesso sono a torre del Grifo, sono un super advisor, aiuto sia il settore maschile sia il femminile. Bisogna soprattutto aver la fortuna di trovare atleti di grande qualità. Per me il giocatore perfetto è quello delle sette c: cuore, culo, cattiveria, costanza, capacità, classe, condizione. Senza queste non si può diventare dei grandi atleti.
Qui gli impianti sono stupendi, c’è tanta voglia di fare ma ci vuole del tempo. Bisogna partire da lontano e la grande fortuna di incontrare giocatori con grandi caratteristiche. Per adesso anche in seguito alla pandemia, l’affluenza è minima. Occorre incentivare la scuola nuoto per poi far confluire i ragazzi all’ala della pallanuoto.
Mi dispiace che il mio Setterosa non vada alle olimpiadi. E’ un gran dolore, se la nazionale va male, va male tutto il movimento. Io spero che si possa ricominciare. D’altronde lo sport è anche questo. Bisogna riconoscere gli errori, correggerli e guardare avanti.
Quello sguardo che sembrava duro ora si è sciolto. E sembra guardare lontano. C’è il tempo per un’ultima foto. Il cappello va via e si ripresenta a viso aperto. Mi sorride e mi saluta con il pugno. Arrivederci Mister. Arrivederci a presto nelle nostre amate piscine.