sabato, Aprile 27, 2024
Campionato SudamericanoPallanuoto

Tomás Echenique, orgoglioso della medaglia d’oro dedicata al mio Paese.

Ad un mese esatto dalla vittoria del campionato sudamericano, giocatosi a Buenos Aires dal 22 al 28 marzo, è ancora viva l’emozione tra gli atleti argentini. Gli Yacarés (gli alligatori), il nomignolo con cui vengono soprannominati i pallanotisti argentini, hanno conquistato la medaglia d’oro battendo in finale il Brasile. Tra i principali protagonisti di questa splendida medaglia conquistata è un fratello d’arte, che porta il nome di Tomás Echenique. Meno famoso, ma altrettanto bravo, del ben più conosciuto Gonzalo (per tutti Chalo), giocatore del Recco e del Settebello di Sandro Campagna. In Spagna dal 2014, con una parentesi anche nel campionato italiano in serie A2 con il Civitavecchia (dal 2017 al 2019), Tomás Echenique è il centroboa del Sant Feliu, club militante in Division de Honor (equivalente alla nostra A1) e attualmente impegnato nella lotta salvezza.

Alta concentrazione di tutta la squadra argentina…la finale è una cosa seria.

Vincere la medaglia d’oro, al campionato sudamericano, è stato per me e per tutti noi un immenso orgoglio. Giocare e vincere con quelli che sono prima i miei amici e, poi, i miei compagni di squadra, nel mio Paese, con la mia nazionale; un appuntamento sportivo troppo importante che non potevamo fallire. Il nostro obiettivo è stato chiaro sin da subito. Puntare alla prima posizione nel girone, evitando così di incontrare in semifinale la squadra più forte, e di conseguenza arrivare in finale.

C’è tempo per recuperare…siamo i più forti.

Sapevamo di dover fare i conti con Colombia e Brasile, le avversarie più organizzate del torneo, quelle che avrebbero potuto crearci i problemi maggiori. Era, in primis, contro di loro che dovevamo lottare se volevamo arrivare primi in classifica. Durante il torneo ci sono stati alcuni casi covid nelle squadre avversarie che ha comportato il ritiro dalla competizione di Cile e Perù. Ci siamo ritrovati in semifinale contro la quarta classificata, l’Uruguay, e abbiamo riportato una grande vittoria. Poi è arrivata la finale, tanto attesa, contro il Brasile di mister Avallone. Partivamo con i favori del pronostico, anche perché li avevamo battuti durante il girone eliminatorio. Siamo arrivati in finale dopo aver disputato 6 partite di fila, giocando ogni giorno, ma il nostro grande desiderio era batterli nuovamente in finale.

Vittoriaaaaaa!!! Tutti in acqua a festeggiare questo meraviglioso trofeo.

Anche se mancavano alcuni dei giocatori più esperienti nel Brasile, la partita contro di loro è stata molto sofferta. Dopo due parziali vinti dalla seleção brasiliana, è arrivata la nostra riscossa nel terzo e, soprattutto, nel quarto tempo quando abbiamo completato la rimonta. Ero seduto in panchina quando il mio compagno di squadra, Ramiro Veich, ha segnato il gol dell’11 a 9. Non ho trattenuto l’emozione e ci siamo abbracciati con un altro compagno che era al mio fianco, saltando in acqua dalla felicità per raggiungere tutti gli altri miei compagni.

La dura vita del centroboa…

Credo che questa vittoria e questa medaglia d’oro sia stata molto importante per tutto il movimento pallanotistico argentino. Uno sport che, giorno dopo giorno, sta crescendo e si sta sviluppando, grazie anche a mio fratello Chalo che con grande umiltà, impegno e sacrificio quotidiano ha dimostrato a tutti che si può arrivare in alto e giocare a grandi livelli.

Tutti insieme felici e…la Coppa tra le mani!

La passione per la pallanuoto me l’hanno trasmessa proprio i miei fratelli Ignacio e Gonzalo. Da piccolo facevo nuoto e calcio, innamorato com’ero della squadra del Newell’s Old Boys e di Maxi Rodriguez. Poi, ho cominciato a muovere le prime bracciate giocando a pallanuoto nel ruolo di difensore fino all’età di 17 anni. I miei fratelli sono stati e sono i miei idoli in assoluto e ho sempre ascoltato i loro consigli. Un giorno, durante una chiacchierata, mio fratello Chalo mi propose di cambiare ruolo e passare dalla difesa al centro. Il giorno dopo giocammo una partita ed in vasca ero già al centro dell’attacco. Ero ufficialmente diventato un centroboa.

Vamosss…Tomás Echenique, una nuova rete per raggiungere la finale!

Quando mi capita di riflettere sui valori che la pallanuoto mi ha trasmesso, mi viene da pensare alla generosità, ai sacrifici che mi ha imposto, all’impegno quotidiano negli allenamenti, al cameratismo tra compagni e alle incredibili emozioni che tutto questo movimento porta con sé. Devo molto ai miei fratelli e ai miei idoli di sempre come il grande Alessandro Calcaterra e Bruno Testa, capitano indimenticabile e indiscusso della nazionale argentina, da cui ho ereditato la calottina numero 6.

Abbiamo vinto, siamo i più forti! Batti cinque hermano!

Vorrei che la pallanuoto fosse di tutti, uno sport aperto ed accessibile a chi lo ha veramente a cuore. Quando si è in acqua si fanno e si dicono cose spiacevoli contro gli avversari ma questo fa anche parte del gioco. Al termine della partita, però, deve finire tutto con una stretta di mano. Quello che deve insegnare la pallanuoto e lo sport in generale, sono il rispetto e la lealtà. Quando si ferisce, con le parole, un avversario non possiamo parlare più di sport ma di vera e propria discriminazione (sessuale, etnica, religiosa, ecc), un problema culturale che deve essere superato attraverso l’educazione dei valori a scuola e a cui lo sport deve assolutamente contribuire.

Tomás Echenique
Sventola in acqua la bandiera albiceleste con il Sol de Mayo al centro, simbolo della nazione Argentina.

Si ringrazia per la foto di copertina il fotografo Germán Páez e per le altre foto, all’interno dell’articolo, il fotografo Peri Soler.

Gaetano Nardone

Sono laureato in relazioni internazionali e trasformazione dei conflitti. Dai racconti delle persone vulnerabili nasce la mia passione per la scrittura. Mi occupo da anni di migrazione ed integrazione e di Balcani dove da volontario mi sono occupato di scrittura e redazione di articoli e reportage sul campo. Lo sport, particolarmente quello di squadra, è stato sempre al centro dei miei interessi e studi, inteso come strumento di aggregazione, integrazione ed inclusione sociale.