lunedì, Aprile 29, 2024
Pallanuoto

AN Brescia, Alessandro Bovo: la cattiveria agonistica per arrivare alla vittoria.

La cattiveria agonistica è un’iperbole della motivazione. E’ la grinta, la determinazione, il desiderio di vincere, di non mollare mai. Di credere fino in fondo di poter arrivare al proprio obiettivo spazzando via ansie e paure. Pensieri e immagini che fluiscono nella testa diventano massima attivazione psicofisica. Corpo e mente formano una squadra che parla la stessa lingua. Alessandro Bovo, tecnico dell’An Brescia, ci racconta come, con la sua cattiveria agonistica, sia riuscito a conquistare l’Olimpo della pallanuoto, come giocatore ed allenatore.

Alessandro Bovo
Alessandro Bovo

Ritengo di essere sempre stato un buon giocatore, soprattutto molto grintoso, che giocava sempre per la squadra. Forse la determinazione e la cattiveria agonistica erano le mie doti migliori. Che mi portarono alla mia prima Olimpiade. La gioia più grande della mia carriera. Nel 1992 c’era una squadra già ad alto livello. Sei anni prima, nel mondiale del 1986 a Madrid, era arrivata seconda e, anche nelle altre competizioni, era andata sempre a medaglia. Io ancora non c’ero, sono arrivato nel 1991, sono stato l’ultimo ad entrare in quella nazionale. C’era una grande competizione, soprattutto nel mio ruolo. Per cui arrivarci non fu per niente facile.

Il Settebello di Rudic del 1992
Il Settebello di Rudic del 1992

Era una squadra in crescita, aveva raggiunto la maturità con innesti nuovi, come il mio e quello di Silipo, un fuoriclasse assoluto. Un gruppo composto da gente di grande personalità e con un allenatore che aveva una metodologia di lavoro ed una mentalità sicuramente vincente. Tutto il lavoro fatto prima, con il precedente tecnico Fritz Dennerlein, è stato completato con l’arrivo di Rudic. A lui si deve tanto nella crescita di quel gruppo, di quei giocatori che, oltre ad avere grandi doti tecniche, erano dotati tutti di grandissimo carisma. La personalità e il carattere è stata l’arma in più che ci permise di arrivare alla grande vittoria di Barcellona nel 1992.

Alessandro Bovo con il Settebello vincitore della medaglia d'oro alle Olimpiadi di Barcellona '92
Alessandro Bovo (terzo in basso) con il Settebello vincitore della medaglia d’oro alle Olimpiadi di Barcellona ’92

Ho sempre voluto fare il tecnico. Già quando giocavo, avevo iniziato a dedicarmi all’allenamento dei giovani, facendo dei campionati allievi e un’esperienza, seppur breve, in serie B. Dopo 10 mesi dall’addio alla pallanuoto giocata arrivò la chiamata del Brescia. Ho fatto un play off e la società mi confermò per altri 3 anni. Un periodo molto difficile, avevamo tanti problemi di natura economica. Non fu facile gestire la squadra in quel contesto. Poi l’arrivo del presidente Malchiodi, con la proprietà dei fratelli Bonometti, ha cambiato tutto. E’ diventato molto più semplice, più facile. E grazie anche al mio amico Pino Borrelli, che non c’è più, che fu fondamentale in quei miei primi anni da allenatore. 

Alessandro Bovo
Alessandro Bovo

Nella mia carriera ho avuto tantissimi allenatori, penso almeno una ventina. Italiani e stranieri. Partendo dalle giovanili per arrivare fino alla fine del mio percorso nella pallanuoto giocata. Tecnici che, con qualità e caratteristiche differenti, chiaramente e inevitabilmente mi hanno influenzato. Ma nel momento in cui sono maturato, ho vissuto le mie esperienze, sono diventato solo me stesso. Un allenatore che chiede sempre il massimo ai propri atleti. L’allenamento è un momento sacro della giornata. Bisogna arrivare puntali, precisi, occorre essere presenti non solo fisicamente ma, soprattutto, con la testa. Nel momento in cui mi rendo conto che c’è forza, voglia e impegno, penso di essere anche una persona abbastanza elastico. E, soprattutto, penso di saper riuscire ad infondere agli atleti una buona dose di fiducia in sè stessi.

Alessandro Bovo
Alessandro Bovo

La stagione appena finita è stata monca per due ragioni: la prima perché è finita presto. La seconda perché non ho mai potuto avere tutta la squadra a disposizione. Rispetto al campionato precedente, sono arrivati cinque nuovi giocatori e abbiamo inserito tre giovani. Tranne che in un paio di partite, non ho mai avuto tutta la rosa a disposizione per degli infortuni pesanti. Nonostante questo, abbiamo fatto un bel percorso. Essere stati secondi, alla luce della situazione che abbiamo vissuto, è stato un ottimo risultato. L’anno prossimo partiamo con una squadra completamente da ricostruire. Ma sicuramente abbiamo qualità, una squadra giovane con cui guardare al futuro.

Alessandro Bovo
Alessandro Bovo

La mia famiglia influisce in maniera importante a darmi serenità, fondamentale per svolgere qualsiasi tipo di lavoro. Ho la fortuna di avere una moglie che è una donna fantastica, figlie che sono davvero delle brave ragazze. Il bel clima che vivo a casa incide molto positivamente sulla mia vita. Ho avuto, anche, la fortuna di firmare un contratto molto lungo. Brescia è una realtà in cui ci siamo trovati molto bene. Sono stato fortunato. Una società molto seria, con una proprietà forte. Non facciamo mai il passo più lungo della gamba, pianifichiamo quello che possiamo investire ogni anno. Una società che mi consente di lavorare al meglio. Fino a quando loro vorranno continuare a collaborare con me, sarò felice di rimanere.

Alessandro Bovo
Alessandro Bovo

Il Settebello ha una grande risonanza, è molto importante nel panorama dello sport italiano e per far conoscere la pallanuoto. I campionati, invece, hanno avuto un calo di visibilità e di interesse. 15 anni fa eravamo circondati dall’entusiasmo del pubblico. Ho rivisto un vecchio video della mia esperienza a Savona nei primi anni ’90. Finali scudetto giocate con 4000-5000 persone in piscina. L’essere venuta meno l’incertezza e l’emozione del risultato finale del campionato ha fatto scemare anche l’interesse. Da un punto di vista geografico, invece, stanno venendo fuori belle realtà. Trieste e Palermo stanno costruendo grandi squadre e sono delle belle piazze con tanto entusiasmo e pubblico. Non tutto, quindi, è negativo. Occorre investire in comunicazione e riaccendere la competizione per riportare la pallanuoto ai livelli che merita.

Alessandro Bovo