Non è il tempo che ci fa cambiare prospettiva e ci fa crescere, ma le esperienze che abbiamo vissuto. Perché, quando si tratta del cammino della vita, spesso ciò che conta non sono i risultati raggiunti ma la persona che siamo diventati. E questo lo dobbiamo anche a coloro che abbiamo incontrato nel nostro percorso e dalla nostra capacità di trarre da ciascuno il meglio per la nostra crescita. Luca Marziali, centroboa della Telimar Palermo e del Settebello, ci racconta il suo percorso di formazione accanto a grandi tecnici che hanno fatto la storia della pallanuoto.
Vengo da una città che non vanta grandi tradizioni nella pallanuoto. A Fermo, nelle Marche, ho iniziato andando in piscina e iniziando con il nuoto per i classici problemi con la schiena. Verso gli otto anni ho visto una palla e mi sono fiondato immediatamente. E da lì è iniziato il mio cammino nella pallanuoto. Fermo non ha mai calcato i palcoscenici importati in questo sport. Giovanissimo, dai 13 ai 16 anni, mi sono trasferito ad Ancona. Mi hanno molto aiutato Igor Pace, che è l’attuale allenatore e presidente della Vela Ancona, e il tecnico Lamberto Celotti. All’epoca la squadra militava in serie B e riuscimmo a centrare la promozione ed andare a giocare in A2.
Ci sono state tre figure molto importanti nella mia vita pallanuotistica. Il primo in ordine cronologico è stato Gu Baldineti che ho avuto nella mia esperienza a Sori fino al 2013. Devo ringraziarlo per avermi data molta fiducia quando ero ancora molto giovane. A lui va il merito di avermi svezzato e fatto diventare un giocatore più maturo. Con Gu ho fatto il grande salto di qualità. Un grande allenatore che avrò il piacere di ritrovare a Palermo.
La seconda è Massimiliano Ferretti, allenatore che ho avuto nella mia esperienza a Nervi fino al 2013. E’ la persona che più mi ha fatto crescere dal punto di vista mentale. Un tecnico molto bravo a mettere la squadra sotto pressione e farci capire che la pallanuoto richiede un alto livello di stress per far migliorare un giocatore. Forse tirava molto la corda ma i risultati venivano fuori. Devo a lui anche qualche trucchetto, alcune accortezze che aiutano parecchio noi centroboa.
La terza è Paolo De Crescenzo che è la persona che dal punto di vista umano mi ha fatto capire molte cose. Lui lo chiamavano lo psicologo, il professore, ed era capace di toccare sempre le corde giuste per far uscire il meglio dalla squadra. Soprattutto nel mio primo anno all’Acquachiara, nel 2014-15, quando siamo riusciti a centrare la finale di Euro Cup, credo che abbia tirato fuori più di quello che avevamo, grazie alle sue doti. Dal punto di vista tecnico e tattico ognuno aveva la propria visione della pallanuoto. Tra un allenatore e l’altro c’è un abisso. Chi in un modo chi in un altro, però, sono riusciti a centrare grandi risultati.
Sicuramente vivere la finale di Euro Cup del 2015 a Napoli, fra le due grandi società partenopee, è stata l’emozione più grande della mia carriera. Vedere la Scandone con 5000 tifosi che si divertivano a seguirci è stata una sensazione incredibile. Il fatto di averla persa lascia un po’ l’amaro in bocca. Ma l’emozione è stata comunque positiva. Mi piacerebbe rigiocare mille volte una partita come quella, un incontro in cui ciascuno è riuscito a dare molto più di quello che aveva. E questo proprio grazie al grande clima in cui si è giocata. Contesti che, ultimamente, nella pallanuoto non si vedono molto spesso.
Sono un giocatore atipico per il ruolo che rivesto. Normalmente i centroboa hanno la peculiarità di essere grossi, prestanti. Invece sono un po’ bassino rispetto gli altri e un po’ leggerino. Cerco di sopperire a questo grazie alla tecnica e alla tenacia, la “cazzimma” come dicono a Napoli. Ho speso tanto tempo in palestra nello studio della lotta. Che non è solo potenza ma è soprattutto tecnica. Indispensabile per rimanere sempre a galla.
Mi auguro che la prossima stagione sarà di grande crescita per Palermo. Il progetto della Telimar è lungo, non è fondamentale raggiungere grandi posizioni adesso ma è essenziale porre le basi per il futuro. Obiettivi solidi che possano portare la società al vertice nei prossimi quattro anni. Nel tempo mi sono adattato a tutti i cambiamenti. Trasferirsi da Genova a Napoli è stata una grande prova e non pensavo mi potessi trovare così bene. E quello che si dice del sud. Si è scettici quando si arriva ma poi non si vuole andar più via. Sembra una frase fatta ma è quello che mi sta succedendo. Magari, scendendo ancora più a sud, mi troverò ancora meglio.
Il collegiale di Siracusa con il Settebello è una grandissima opportunità per rimettermi in gioco. Sono felice di essere stato richiamato dopo qualche anno di assenza e del clima che si è creato. Non essendoci tornei in vista, non abbiamo le ansie e la competitività di quando si attende una selezione. Per me è un’occasione d’oro. La pallanuoto è il mio lavoro anche se mi dedico seriamente agli studi e, dopo la laurea, sto facendo la specialistica in ingegneria. Siamo un bel gruppo e questo rende tutto meno faticoso. Sandro è un vincente e sa trasmettere tanto dal punto di vista mentale e tecnico. Ed anche a noi “nuovi” ci ha fatto sentire, subito, parte della grande famiglia del Settebello.
Luca Marziali