Ekipe Orizzonte, Giulia Gorlero: la forza di non arrendersi mai.

Ci sono momenti della vita in cui tutti i riflettori ci sembrano puntati addosso. Tanti occhi che ci guardano a sottolineare il senso di impotenza di fronte ad un insuccesso. Sono quelli gli attimi in cui bisogna ritrovare la grinta, il coraggio, la determinazione. E continuare a lottare. Con la convinzione che si possa essere decisivi, fino all’ultimo secondo. In cui una prodezza può cambiare tutto. Giulia Gorlero, portiere dell’Ekipe Orizzonte e del Setterosa, ci racconta la sua avventura nella pallanuoto e la sua crescita in un ruolo tanto delicato come quello del portiere. Dove occorre prendere quel pallone da dentro la porta per rispedirlo al centro della vasca. Con la convinzione che il prossimo volo potrebbe valere la vittoria.

Giulia Gorlero
Giulia Gorlero

La pallanuoto, il mio ruolo, la mia vita agonistica nascono dal destino e dai tanti incontri importanti che hanno segnato la mia crescita. Farciti da tanto duro lavoro e sacrificio. Avevo iniziato da piccola facendo pallavolo, benché avessi due fratelli che giocavamo a pallanuoto. Problemi alle ginocchia mi hanno portato in piscina. Di nuotare soltanto non ci pensavo nemmeno. Avevo 12 anni quando iniziai nella squadra della mia città, Imperia. Mia sorella, con sogni da centroboa, era stata relegata in porta. Prese subito l’occasione per darmi il suo ruolo. Che è stata la mia fortuna. Non mi piaceva lo scontro fisico e non ero neanche una buona tiratrice. Fra i pali trovai il mio mondo.”

Giulia Gorlero

Un ruolo, quello di portiere molto delicato, non facile. Non solo dal punto di vista tecnico ma anche psicologico. Ero una ragazzina di 13-14 anni quando iniziai a giocare le prime partite. In Liguria ci scontravamo con società molto forti, come Rapallo e Bogliasco. E si subivano tanti gol. Non era facile ogni volta prendere la palla da dentro la porta e buttarla al centro. Sono passata dal primo periodo in cui mi chiamavano principessina a saper gestire l’impatto psicologico di un gol, senza buttarmi giù. Un lavoro di tanti anni che mi ritrovo adesso. Soprattutto, quando faccio un errore, ho imparato a reagire, a resettare. Prendo la palla, la mando al centro e dimentico subito. Portarsi il cruccio fino alla fine della partita non aiuta, non serve a nulla. Si ricomincia, non è successo nulla, si cerca la concentrazione e si va avanti. Non bisogna abbattersi mai.

Giulia Gorlero

La mia grande fortuna è stata avere nella mia città un grande club. Nella Mediterranea Imperia sono entrata a 13 anni e sono rimasta fino allo scioglimento della società, quando ne avevo 25. E un grande allenatore. Marco Capanna è la persona che mi ha preso da piccola e mi ha letteralmente cresciuta. In un gruppo stupendo con cui ci siamo tolte tante soddisfazioni. Siamo partite dalla serie B per arrivare ai massimi livelli. Nel 2009 la promozione in A1 con la grande festa dei tifosi per le vie di Imperia. Per arrivare, tre anni dopo, alla conquista della Coppa Len. Alla fine di quell’anno, nel derby ligure con il Rapallo, vincemmo anche la Supercoppa Len. E l’apoteosi fu nel 2014, la conquista dello scudetto. Imperia, la mia città, per la prima volta nella sua storia divenne Campione d’Italia.”

Giulia Gorlero con la Mediterranea Imperia

Un legame speciale è sempre rimasto con Marco Capanna e quel gruppo, di cui faceva parte anche Giulia Emmolo, con cui mi sono ritrovata nell’Orizzonte. Marco è stato un allenatore con un’attenzione particolare per il ruolo del portiere, che ho ritrovato raramente nella mia carriera. Gli devo tantissimo per quello che sono oggi. E’ stato un punto di riferimento importante nella mia carriera. Tanto che, dopo la partenza da Imperia, e due anni passati fra Messina e Milano, ho deciso di andare nel Cosenza dove lui allenava. Quello di Milano era stato un anno importante, dove ho ritrovato la voglia e la grinta di tornare a far bene, di vincere qualcosa. E ritornare con Marco mi dava quella sicurezza di attenzioni, grazie alle sue conoscenze del ruolo e dell’allenamento di chi gioca in porta.”

Giulia Gorlero

La mia carriera è anche, e soprattutto, il Setterosa. Fin da ragazzina ho iniziato con i primi collegiali, convocata dal tecnico juniores Roberto Fiori. Un percorso che mi ha portato, con la selezione del 1987, di cui ero la più piccola, a partecipare a due europei e ad un mondiale. Ma le prime vere soddisfazioni arrivarono nel 2008, anno in cui, con la selezione ’89, vincemmo l’europeo juniores del 2008 a Gyor. Un gruppo fantastico. Con tante ragazze sono cresciuta insieme, in seno alla nazionale Italiana. E con cui sono arrivata a quella che considero l’esperienza più bella della mia carriera. Le Olimpiadi di Rio del 2016.”

Giulia Gorlero con la medaglia d’argento alle Olimpiadi di Rio 2016

“Avevo già partecipato alle Olimpiadi di Londra del 2012 come secondo portiere. Quella di Rio è stata la mia olimpiade, da titolare. Quella che avevo sempre sognato e desiderato. Siamo arrivate a Rio con la sensazione che avessimo tutte il mantello da Superman. Avevamo lavorato tanto negli anni precedenti e ci sentivamo tranquille. Sicure del gruppo e di chi eravamo. E’ stato come un fiume che ci ha travolto in positivo. Entravamo ogni volta in piscina certe di poter dare il meglio. E di avere tutte le possibilità per vincere. La partita per me più bella è stata quella contro l’Australia, che era fondamentale per il proseguo. Un incontro da brividi, giocato benissimo e vissuto con grandissime emozioni. Ancora di più del quarto di finale contro la Cina, che era una partita dentro o fuori. Un percorso che mi è rimasto nel cuore. Un’esperienza che spero poter rivivere presto.

Giulia Gorlero

Nel 2018 l’arrivo nell’Ekipe Orizzonte. Sarei potuta venire a Catania subito dopo l’Olimpiade. Forse, ora, un po’ me ne pento. Ho ritrovato in questa città la stessa atmosfera che ho vissuto nei miei primi anni ad Imperia. E’ stato un amore a prima vista. Aver vinto lo scorso anno lo scudetto e la Coppa Len con l’Orizzonte è stato come vincerle a casa. Mi sono sentita subito parte della città, ambientandomi benissimo anche nella vita di tutti i giorni. Alla finale scudetto, mentre festeggiavamo, mi sento chiamare: ‘Giulia, Giulia’. Era la mia fruttivendola. Ho pensato subito: che bello, sono a casa. Con Martina Miceli ho creato un bel rapporto. Si dedica molto ai portieri ed è una delle poche che, nella mia esperienza, ho trovato tanto competente. Entrare in Ekipe è sentirsi in famiglia. Posso dire che finalmente ho fatto la scelta giusta.”

Giulia Gorlero con l’Ekipe Orizzonte

Un percorso, quello dello sport, che non è sempre stato facile. Fin da ragazzi bisogna conciliare la vita da atleta con quella scolastica, in un sistema che molte volte non aiuta. Con grandi sacrifici e tanto impegno sono arrivata alla laurea in psicologia che spero poter completare con un master in psicologia sportiva. Il momento attuale che stiamo vivendo è molto duro. Parlare adesso del futuro è complicato. Anche per le Olimpiadi, già rinviate al prossimo anno, ancora ci sono molte incognite. Inizio a soffrire tanto questa lunga inattività. Spero che si possa riuscire a riprendere in estate. Sarebbe un bel messaggio e un aiuto per la pallanuoto che potrebbe avere un grande rilancio. Ed essere, soprattutto, un piccolo grande segno di speranza per tutti.”

Giulia Gorlero