mercoledì, Aprile 24, 2024
A2 MaschilePallanuoto

Una finale per la storia. La vigilia play-off nelle emozioni di Enrico Caruso.

E’ tempo di vigilia per la formazione della DMG Nuoto Catania con i ragazzi di Dato chiamati a giocarsi una finale per la storia. L’ultimo step di un campionato anomalo, una finale play-off che vedrà affrontarsi due società con alle spalle una grande storia sportiva di pallanuoto maschile. La Rari Nantes Bogliasco (vincitrice di uno scudetto negli anni ’80) e la Nuoto Catania, entrambe con diversi campionati di A1 nel loro almanacco. Obiettivo delle due squadre è raggiungere il paradiso della pallanuoto; quella Serie A1 che entrambe inseguono per ritornare a competere ai massimi livelli.

Il regolamento prevede una finale al meglio di due gare, l’andata in casa del Bogliasco ed il ritorno in quella della Nuoto Catania. Dovessero vincere una gara a testa, salirà in serie A1 chi avrà la migliore differenza reti al termine delle due gare. A guidare la truppa etnea, all’inseguimento di questo ambizioso obiettivo, è Enrico Caruso, portiere della DMG Nuoto Catania, giocatore di grande esperienza e dai trascorsi con squadre blasonate come Posillipo e Circolo Canottieri Ortigia. Con Enrico una piacevole chiacchierata, ai microfoni di Mfsport, alla scoperta delle emozioni che rendono questa finale speciale. Ma anche dell’atleta e dell’uomo che ne è uscito fuori nel corso delle sue esperienze da giocatore professionista.

Uniti per un unico grande obiettivo: raggiungere l’élite della pallanuoto italiana.

La sfida contro la Roma Vis Nova è stata una serie di tre gare molto emozionanti e ricche di pathos. Tre gare in cui mi sono divertito moltissimo. Il lungo stop prima della partita contro l’Acquachiara ci ha però decisamente penalizzato. Ci ha fatto perdere il ritmo che è il nostro principale punto di forza insieme al nuoto e al contropiede. Affrontare, nel finale di stagione, 5 partite nell’arco di 15 giorni non è stato facile soprattutto dal punto di vista atletico. Devo fare i complimenti allo staff tecnico e a tutta la squadra della Roma Vis Nova. Si sono dimostrati un ottimo avversario, degno di una semifinale play-off così di alto livello. Alcuni dei loro giocatori, poi, mi hanno favorevolmente impressionato. Giovani come, ad esempio, Provenziani, un classe 2005 che ha giocato queste tre gare pregevolmente, è stata una sorpresa degna di nota.

Quando devi parare un rigore devi lanciarti lì dove va la palla, sperando ad occhi chiusi che anche un centimetro della tua mano possa farle cambiare direzione.

Essere arrivati in finale dopo aver disputato tre partite in semifinale può essere visto dagli avversari come un segno di debolezza della nostra squadra. Io insisto nel dire che non è facile, dopo un lungo periodo di stop, recuperare energie mentali e soprattutto fisiche. Le energie mentali le recuperi facilmente perché quando hai un obiettivo importante da centrare non puoi farti distrarre da altro. Quelle fisiche sono più difficili da recuperare nel breve periodo e questo può metterti in difficoltà quando incontri squadre più riposate. Con questo non voglio togliere i giusti meriti all’avversario che ci ha portato a Gara 3. Alla fine abbiamo compensato la nostra non brillantezza fisica con l’esperienza ed il cinismo dei miei compagni che hanno trascinato tutta la squadra a giocarsi questa finale.

Concentrazione, serenità e voglia di vincere; tre ingredienti che non devono mancare mai nella pallanuoto di Enrico Caruso.

Essere il portiere di una squadra blasonata come la Nuoto Catania è sicuramente per me una responsabilità molto importante. Quando entro in acqua cerco di essere concentrato, con in testa l’unico obiettivo di portare a casa il risultato. In Gara 2 la partita è andata bene fino al momento dell’espulsione definitiva, per brutalità, di Raffaele (Rotondo nda). In quel momento ho guardato in faccia i miei compagni e li ho visti un po’ demoralizzati. Ho cercato di trasmettere, il più possibile, sicurezza ai miei compagni provando a mantenere la calma. Quando è arrivato il momento dei rigori non ho pensato a nulla di specifico ma solo a mantenere la serenità nonostante il momento cruciale. Parare i rigori è stata, poi, la normale conseguenza della mia voglia di giocare Gara 3 in casa. Non ho fatto appello ad alcun rito specifico, c’era solo tanta voglia di vincere ed inseguire un sogno.

Quello che per gli altri può sembrare una parata semplice in realtà non lo è. Mai sottovalutare l’effetto che può prendere la palla; imprevedibile come la vita.

La Liguria è da sempre la casa della pallanuoto e il Bogliasco rappresenta una delle società storiche di questo bellissimo sport. La squadra di mister Magalotti è arrivata prima nel girone ed è sicuramente un’ottima squadra con quel giusto mix tra giovani ed esperti che può ambire a disputare un’ottima finale. Tra questi spicca il loro mancino Edoardo Manzi, giocatore che l’anno scorso ha giocato da “straniero” nel campionato ungherese. Edoardo Prian, portiere, con un passato alla Pro Recco e non dimentichiamoci, poi, di Gian Marco Guidaldi, il senatore del gruppo con oltre 10 anni di militanza nonché capitano della squadra biancoblu. Di fronte, però, si troveranno una squadra, la nostra, che ha ben chiaro l’obiettivo e nonostante le diverse difficoltà è riuscita ad arrivare, a questo doppio confronto, con la voglia di essere protagonista. Una finale che ha una grande importanza per la storia sportiva delle due società.

A lezioni di parate: in questo scatto Enrico ci insegna, nella pratica, cosa vuol dire “togliere la palla dal sette” e compiere una parata determinante per la tua squadra.

Il consiglio che mi sento di dare ai più giovani, che inseguono il sogno di diventare pallanotisti, è di non anteporre lo sport allo studio ma di riuscire a trovare il giusto equilibrio. Lo stesso CT del Settebello Sandro Campagna ha, in una recente intervista, sottolineato l’importanza dello studio che per ogni atleta ha un impatto positivo anche sulla prestazione sportiva. Studiare e fare sport non è una cosa semplice. Richiede molti sacrifici, impegno e soprattutto significa fare rinunce. Io stesso ho dovuto fare tante rinunce. Mi hanno aiutato a crescere e diventare, ogni giorno, sempre più uomo. Lo sport non è fatto solamente della parte bella che si vede in superficie. Fare sport significa non arrendersi, vivere situazioni difficili e stressanti, rinunciare spesso alle cose che amiamo. Alla fine, però, lo sport è lì, pronto a regalarti delle emozioni uniche che difficilmente troverai da altre parti.

Enrico Caruso

Gaetano Nardone

Sono laureato in relazioni internazionali e trasformazione dei conflitti. Dai racconti delle persone vulnerabili nasce la mia passione per la scrittura. Mi occupo da anni di migrazione ed integrazione e di Balcani dove da volontario mi sono occupato di scrittura e redazione di articoli e reportage sul campo. Lo sport, particolarmente quello di squadra, è stato sempre al centro dei miei interessi e studi, inteso come strumento di aggregazione, integrazione ed inclusione sociale.