Occorre avere grande tenacità e perseveranza per raggiungere i propri obiettivi. Lottare per i propri progetti e avere la capacità di non arrendersi mai sono risorse ancor più importanti del talento. Crederci sempre e combattere per ciò che ci sta a cuore è l’unica arma per arrivare al successo. Eduardo Campopiano, attaccante della RN Savona e del Settebello, ci racconta la propria storia nella pallanuoto. Quella di un ragazzo che, con tenacia e duro lavoro, ha saputo porre le basi per un futuro di grandi successi.
Il mio inizio in piscina lo devo a mio padre Armando che giocava a pallanuoto a Salerno. Mi ha buttato in acqua a tre anni. Ho fatto scuola nuoto fino a 10 anni e poi sono passato alla pallanuoto nel Circolo Nautico Salerno. A 12 anni sono andato a Napoli iniziando nelle giovanili della Canottieri per poi passare a 16 anni in prima squadra. Un gruppo storico quello dei nati nel 1995, con cui ci siamo ritrovati insieme nella massima serie. Dove giocavano atleti di grande esperienza, come Fabrizio Buonocore, che ci hanno aiutato tantissimo con la loro esperienza. E poi i grandi tecnici come Vincenzo Massa, nelle giovanili, Paolo Zizza e Gianpaolo Castro che con Mario Morelli, dirigente della Canottieri, sono stati per me tutte figure molto importanti.
Il Circolo Canottieri Napoli ha rappresentato per me una seconda famiglia. Ecco perché passavo più tempo al Circolo che a casa. Ci sono cresciuto, mi sono formato come atleta e uomo. Lasciare Napoli, nel 2019, dopo 8 anni di militanza, non è stato semplice. Ma non c’era più un progetto e avevo bisogno di cambiare. Ero pronto da un punto di vista psicologico. Anche se all’inizio non è stato facile andare via da casa e abituarsi a vivere da solo. L’incontro con il Savona e l’accoglienza della società, dell’allenatore, dei giocatori ha reso tutto molto più semplice. L’anno a Savona, dove ho trovato un grande tecnico come Alberto Angelini, mi ha aiutato tanto nel mio percorso di crescita.
La retrocessione decisa dalla Canottieri quest’anno mi è dispiaciuta tanto. E’ un club ricco di storia, che ha vinto tre coppe dei campioni, svariati scudetti. Vederla in questa situazione mi rammarica tanto. Seppur pesante, la vedo una decisione giusta. Così possono ripartire con calma e ripianificare un progetto per i ragazzi, per far crescere le giovanili. Inutile rincorrere qualcosa che non ci si può permettere. E l’ultimo campionato ne è stato la prova.
Con la calottina azzurra ho iniziato molto presto con le squadre giovanili. Il risultato più bello è stato quello delle Universiadi dello scorso anno in Italia. Vincere la medaglia d’oro a Napoli, nella mitica piscina dello Scandone, è stata una grandissima emozione. Anche perché giocavo a casa mia, con parenti e amici che sono venuti a seguirmi e incitarmi. Una grande gioia. Un contesto che ci ha aiutato tanto ad arrivare a vincere la medaglia d’oro. E un grande gruppo composto anche da Giacomo Cannella, Matteo Spione, Jacopo Alesiani e Lorenzo Bruni con cui ci siamo ritrovati in questo collegiale con il Settebello a Siracusa.
La convocazione nel collegiale di Siracusa è la mia prima volta con il Settebello. Una grande opportunità che cercherò di sfruttare nel miglior modo possibile. Dando il massimo per avere la mia chance, la mia possibilità. All’inizio il rientro in piscina è stato un po’ drammatico, sembrava che avessimo perso completamente la confidenza con l’acqua. Poi, piano piano, sono sincero, abbiamo trovato forma fisica e ritrovato i tempi nel nuoto. Da poco abbiamo anche ricominciato a giocare e stiamo migliorando di giorno in giorno. Credo che, alla fine di questi due mesi, ritorneremo quelli di prima se non ancora meglio.
Sandro Campagna è un grandissimo allenatore. Ci sa fare con tutti, dai più giovani ai più grandi. E’ un mentore e un uomo molto carismatico. Che ci trasmette tanto e ci porta a migliorare sempre. Penso che il collegiale sia stato fondamentale per la nazionale, non ci potevamo permettere di stare 6 mesi fermi, considerando i tre di Covid e i tre prima del campionato. Per noi atleti sarebbe stato come ricominciare daccapo. Si perdeva tanto e l’inizio del campionato ne avrebbe risentito. E poi occorreva dare un segnale al mondo della pallanuoto. Che questo sport è vivo e non si è fermato.
Ho sempre lottato con tenacità rincorrendo i miei sogni. Qualche anno fa avevo il problema di essere troppo leggero. Questo mi ha portato a lavorare tanto in palestra per cercare di mettere massa, muscoli, necessari per mantenere l’alto livello della pallanuoto. In cui non ci si può fare sottomettere dal punto di vista fisico. Sono una persona molto tenace, mi piace lavorare ed ho ottenuto i miei risultati grazie a quello. Oggi qui, a Siracusa, rincorro con lo stesso spirito e la stessa volontà il grande sogno del Settebello.
Eduardo Campopiano