Ci sono storie che partono da molto lontano. Storie di uomini che, ignari, solcavano mari alla ricerca di mondi nuovi che potessero dare dignità alla propria esistenza. Storie di italiani che, riempite le borse di speranze e grande coraggio, sognavano di ritornare, un giorno, nella propria amata terra. Per dimostrare quanto può l’uomo essere più forte del destino. Gonzalo Echenique, mancino della Pro Recco e del Settebello, ci racconta la sua storia che profuma di arance e di zagara. La storia, dalle antiche radici, di un italiano d’Argentina.
A Rosario, nella mia città, ma anche in tutta l’Argentina, la pallanuoto era uno sport un po’ strano. Sono nato in un paese dove il calcio è lo sport nazionale, dove tutti lo amano e lo seguono. Anch’io sono molto tifoso, non perdo occasione, ogni volta che torno in Argentina, di andare a vedere la mia squadra del cuore. Ho avuto la fortuna che i miei genitori frequentavano un grande circolo in cui si praticavano molti sport. Fra cui quelli acquatici. Mia mamma mi ha buttato in acqua da piccolissimo e così ho iniziato. A 12 anni, vedendo tutti i miei compagni del nuoto e mio fratello maggiore iniziare a giocare a pallanuoto, finì per andare con loro. E me ne innamorai.
Rimasi in Argentina a giocare fino a 20 anni, in un paese in cui la pallanuoto è uno sport assolutamente amatoriale. Devo tutto al sostegno dei miei genitori che hanno continuato a pagare rette e trasferte. Nel 2010, a 19 anni, ebbi l’occasione di arrivare a giocare in Europa, in Spagna. Il primo passo fu il più difficile. Anche la mia famiglia era molto titubante, preoccupati soprattutto dalla distanza. Io, invece, ero molto carico, giovane e volevo scoprire il mondo. Sono arrivato a Barcellona dove, con il Montjuïc, sono partito dalla C. L’anno successivo il passaggio al Sabadell in cui ho trovato come tecnico colui il quale è diventato allenatore della Pro Recco, Gabi Hernández.
Ma il grande salto è stato nel 2013 con il passaggio al Barceloneta. Già il primo anno fu esaltante. Vincemmo praticamente tutto, campionato spagnolo, Coppa di Spagna, Supercoppa di Spagna e Coppa dei Campioni. Nel 2015 ebbi la chiamata dall’Italia, dalla Pro Recco. Dopo 5 anni in Spagna mi sentivo bene, a casa. Barcellona è una città stupenda. Ma la sfida e la possibilità di arrivare alla Pro Recco ha vinto su tutto. Era un’occasione incredibile. Pensate che 5 anni prima ero partito da Rosario, iniziando dalle serie minori. Avevo fatto un’ascesa velocissima: da sconosciuto partito dalla terza divisione alla squadra più titolata al mondo.
Nel 2015, il primo anno di Recco, fui mandato in prestito in Croazia, alla Primorje. Un mondo, una cultura, una lingua molto distanti dalla mia. Non è stato per me un grande anno. Il 2015 segna anche l’inizio della mia breve esperienza con la nazionale spagnola. La prima competizione l’abbiamo giocata nel 2016, con l’Europeo di Belgrado, dove siamo arrivati quinti battendo proprio l’Italia. La mia emozione più grande, però, è stata partecipare all’olimpiade di Rio 2016, il mio sogno più grande. Venendo dall’Argentina non potevo mai pensare di poter fare un’olimpiade come pallanuotista. Abbiamo trovato la Serbia nei quarti di finale che ci ha messi fuori. Ma è stata, comunque, una grandissima esperienza, ricca di grandi emozioni.
Alla Spagna devo il mio grande progresso come atleta. Sono arrivato molto giovane e senza nessuna esperienza e ne sono uscito con un grande bagaglio tecnico. Dopo l’olimpiade rientrai come giocatore effettivo nella Pro Recco. Ho iniziato un’altra grandissima esperienza, in una squadra così importante, competitiva, fatta di grandi campioni. In cui occorre sempre lottare per farsi largo. E dove non si può non crescere. Penso di avere ancora molti margini di miglioramento. E, soprattutto, una grande voglia. Il giorno in cui la perderò so che dovrò smettere.
Al mio bisnonno, Salvatore Monforte di Castiglione di Sicilia, devo le mie origini italiane. Discendo da una sua figlia, per cui non porto il suo cognome. Questo mi ha dato la possibilità di acquisire la cittadinanza italiana ed entrare nel Settebello. Proprio dalla Spagna, dall’Europeo di Barcellona del 2018, parte la mia avventura con la nazionale italiana. Il mio primo torneo importante in cui arrivammo ad un soffio dal podio classificandoci al quarto posto.
L’anno scorso il mio primo mondiale, un altro obiettivo nella mia vita. E’ stato un torneo incredibile, in cui ci siamo ritrovati a giocare sempre in crescendo, facendo ad ogni partita un salto di qualità, di maturità, di tutto. Siamo arrivati in finale nel modo migliore possibile, consapevoli delle nostre capacità e del nostro gioco. Che ci hanno permesso di giocare una partita perfetta. Anche per la mia famiglia è stata una grandissima emozione. Si alzavano alle 6 di mattina per vedere la partita tutti insieme. Sentire che loro, anche dall’altra parte del mondo, erano con me è stata una sensazione incredibile.
Torno in Argentina almeno una volta l’anno. Ho vissuto lì vent’anni, ho tutti i parenti, i miei fratelli, i miei nipoti, gli amici. Quest’anno, data la situazione, per la prima volta nella mia vita non potrò vederli. E sto pensando a quanto sarà difficile. In Italia sto molto bene. Sono una persona che lega molto con la gente. Percepisco quando le persone hanno una buona energia. Qui a Siracusa stiamo vivendo un bel momento, dopo il lungo periodo di lockdown. Iniziando a preparare la strada verso il grande sogno delle olimpiadi con il Settebello.
Gonzalo Echenique