Per ogni evento esterno che provoca sconvolgimenti c’è la propria interpretazione dei fatti che gioca un ruolo fondamentale. Momenti epocali, come quelli che stiamo vivendo, possono dare la scossa soprattutto quando sta vivendo un lento declino. Riuscendo a trovare il coraggio e la forza per investire in maniera innovativa e prendere decisione troppe volte rimandate. Le chiavi per rilanciare la pallanuoto verso i livelli che merita. Alessandro Velotto, atleta della Pro Recco e del Settebello, ci regala il racconto della sua storia ed un’acuta analisi sul futuro della pallanuoto.
Ho iniziato al Circolo Canottieri Napoli di Ponticelli a 8 anni. Ho imparato prima a nuotare e poi il passaggio alla pallanuoto. Eravamo un gruppo di ragazzini e, fondamentale, fu l’incontro con il tecnico delle giovanili Enzo Palmentieri. Lui è stato la nostra arma in più, ci faceva allenare tutti i giorni e il sabato restavamo fino a tardi. Per noi era un gioco, un divertimento, non lo consideravamo affatto un sacrificio. Un gruppo che ha anche rappresentato un grande ciclo per la società che, anni dopo, dalla A2, è riuscita ad arrivare a giocare la Champions.
Sono rimasto nella Canottieri Napoli fino a 22 anni, quando sono passato alla Pro Recco. Sarei potuto andare anche prima a Recco ma era sempre mancata l’intesa fra le società. Non è stata un’esperienza semplice prima di tutto perché era la mia prima volta lontano da casa. Ho imparato, innanzitutto, a vivere da solo, a badare a me stesso. Non avevo nessuno alle spalle che pensava alle cose di tutti i giorni. E poi Recco è un club dove c’è tanta competizione, si chiede sempre il massimo, non si può mai abbassare la guardia. E questo mi ha migliorato tanto come giocatore.
La mia esperienza più grande nella pallanuoto è stata la partecipazione alle Olimpiadi del 2016. Era il sogno più grande da quando ero ragazzino. La vittoria della medaglia di bronzo è stata una sensazione incredibile, al di là anche delle mie aspettative. Ma un intenso ricordo è legato anche alla mia prima esperienza in un torneo internazionale con il Settebello. L’Europeo del 2014 è stata la mia prima grande emozione con i colori della nazionale ed anche lì abbiamo vinto una medaglia che all’inizio era inaspettata. Anche se è stato un bronzo ha significato tantissimo per me.
Con Ratko Rudic alla Pro Recco e Sandro Campagna in nazionale ho avuto due grandi maestri. Simili in tante cose, soprattutto nei metodi di lavoro. Puntano entrambi a stressare l’atleta per cercare di portarlo nelle stesse condizioni che ritroviamo in partita. Un allenamento estenuante che, più che sul piano tecnico, serve a livello mentale. Per essere pronti nelle partite importanti. Ratko è meno tattico di Sandro, lascia fare di più gli atleti, affinché trovino da soli l’equilibrio della squadra. Sandro è uno che imposta molto la tattica, gli piace studiare a fondo le partite e programmare ogni piccolo particolare. Avere delle direttive ma la pallanuoto è uno sport in cui occorre, soprattutto, sapersi adattare alle situazioni che si presentano.
Tutti gli sport sono formativi da un punto di vista fisico e mentale. Ma, penso, che la pallanuoto esalti ai massimi livelli questi aspetti. In una partita ci sono tutte le componenti della vita: le ingiustizie di un colpo sott’acqua e che l’arbitro non vede, le lotte per la conquista dello spazio, le sconfitte. Prepara alla vita in una maniera incredibile. Questo è l’aspetto che mi piace di più. La pallanuoto è la mia vita, mi piace giocarla, guardarla, imparare e migliorare sempre, aspirare ad arrivare sempre più in alto.
Per quello che è l’ambiente e le strategie di marketing delle società siamo ancora nel medioevo. Non abbiamo dei professionisti che si occupano di comunicazione per far conoscere e diffondere il nostro sport. Solo così, investendo sulle immagini, si possono anche attrarre gli sponsor per portare risorse nei club. E creare un movimento di tifosi che possano riempire le piscine e dare nuovo impulso al nostro sport. Oggi lo spirito di appartenenza si sente soprattutto con la Nazionale. Anche Recco sta facendo un gran lavoro e riesce a portare nelle piscine tantissime persone.
Il ritorno in piscina dopo il lock down è stato bello. E’ sempre una grande sensazione tornare in acqua. A Siracusa ci stiamo trovando benissimo, ci sentiamo a casa. Le persone sono sempre attente a qualsiasi nostra esigenza e sono sempre pronte ad accontentarci in tutto. La bellissima piscina all’aperto è il posto ideale per allenarsi. C’è sempre il sole e le condizioni sono sempre ideali per giocare a pallanuoto. Per il Settebello questi collegiali sono fondamentali. I risultati si ottengono solo avendo la possibilità di stare insieme. L’oro ai mondiali dello scorso anno, frutto di un lungo allenamento del Settebello, ne è la prova. E dopo questo duro periodo è un segnale importante per tutto il mondo della pallanuoto.
Alessandro Velotto