venerdì, Aprile 19, 2024
Pallanuoto

Pallanuoto, Niccolò Gitto: l’umiltà di un grande campione.

La voglia di lottare, di mettersi in gioco, di arrivare al vertice. Ci sono uomini che hanno vissuto emozioni grandissime, sono saliti all’apice della loro vita professionale e sportiva. Una moltitudine di eventi, trofei, onori. Penseremmo a personaggi sazi e paghi di una carriera che ha già dato molto. Tutto. Invece incontri uomini umili che non hanno mai perso la gioia delle piccole cose. E mai paghi della propria vita. Niccolò Gitto è saputo arrivare in cima alla pallanuoto, con una carriera che lo consegnerà alla storia. Ma nella quale, ancora, ha voglia di scrivere tanti nuovi capitoli.

Niccolò Gitto
Niccolò Gitto

La pallanuoto nella mia vita entrò per caso. Avevo 10 anni e facevo nuoto nella Lazio. Un giorno, l’allenatore della pallanuoto, così dal nulla, mi chiese se volevo provare. Mi trovai subito bene. Sono poi cresciuto nella Lazio Nuoto, passando per le giovanili, l’esordio in A2 e, soprattutto, quello in A1. Devo tutto a loro, mi hanno formato e portato alla ribalta. Ai tempi in cui ancora militavo nella Lazio Nuoto ho avuto anche la mia prima convocazione e l’esordio nel Settebello. Devo molto a tante persone che, in quel periodo, si sono presi cura di me, mi hanno reso l’atleta e l’uomo che sono. Come Roberto Gatto, oggi allenatore della Roma Nuoto. Mi ha cresciuto fin da piccolo ed è stata una guida molto importante. Una persona ancora oggi presente nella mia vita.”

Niccolò Gitto
Niccolò Gitto

Il mio giocatore guida, quello che guardavo, che osannavo, che consideravo il mio mito era Carlo Silipo. Ebbi la fortuna di giocarci contro, io ancora nella Lazio Nuoto e lui nel Posillipo che, all’epoca, era campione d’Italia. Giocava ancora alla grande. In un’azione ebbi la brillate idea di strapparlo per il costume, mentre stavamo nuotando. In un attimo, senza che me ne accorgessi, mi trovai il suo ginocchio nella bocca dello stomaco. E non mi disse nulla. E neanch’io dissi nulla. Solo che mi fulminò con lo sguardo. Questo all’esordio in serie A1. Lui, ovviamente, non sapeva neanche chi fossi, avrò avuto 18 o 19 anni. Ma iniziai ad imparare anche le tecniche per farsi rispettare.

Niccolò Gitto
Niccolò Gitto

Ho avuto la bravura e la fortuna di vivere grandi emozioni con la nazionale. Indimenticabile è stata la vittoria ai mondiali di Shanghai nel 2011. Eravamo partiti come outsider, nessuno si aspettava una vittoria. Neanche noi. Eravamo lì soprattutto per staccare la qualificazione olimpica, arrivando nelle prime 4. La finale contro la Serbia fu tesa e combattuta. Potevamo vincere nei tempi regolamentari ma finimmo pari e si andò ai tempi supplementari. Riuscimmo a chiudere il primo extra in vantaggio di una rete. Nel secondo non concedemmo più niente. I Serbi non riuscirono più a segnare. Scoppiammo tutti in lacrime. Furono momenti indimenticabili. Ho avuto la fortuna di fare anche 2 olimpiadi, vincendo un argento e un bronzo, a Londra nel 2012 e Rio 2016. Ma la vittoria ai mondiali, l’essere salito sul gradino più alto, la sento come l’emozione più grande della mia vita.”

Niccolò Gitto
Niccolò Gitto nel 2011, vincitore del mondiale a Shanghai

Nel 2010 arrivai alla Pro Recco. Il primo impatto con il paese fu scioccante. Sono nato e cresciuto a Roma, una metropoli sempre incasinata. Recco è un piccolo comune, tranquillo, dove tutti si conoscono e si salutano. Un mondo lontanissimo da quello da cui venivo. Ma, dopo qualche mese, mi sono ambientato benissimo. La squadra era una macchina da guerra. La Pro Recco è costruita per vincere e chi viene scelto deve dare il 110%. Si sente la pressione di dover stare dietro i compagni o cercare di fare meglio. Ti fa crescere, maturare sotto tutti gli aspetti. Non solo tecnicamente ma anche nello stare in squadra. Si è accanto a molti atleti, magari più grandi e titolati, e ti devi comportare bene. Seguire le regole. Otto anni di grandi successi con altrettanti scudetti, 7 Coppe Italia, 1 Supercoppa Len. Una grande stagione della mia carriera.”

Niccolò Gitto
Niccolò Gitto

Nel 2019 la mia nuova sfida al Metanopoli. Volevo, innanzitutto, avvicinarmi a mia moglie, che lavora a Brescia. Ma il rimettermi in gioco mi ha dato nuovi, importanti, stimoli. E’ una squadra giovane, che ha fatto una vera escalation, ottenendo in quattro anni quattro promozioni. Mi è subito piaciuta la mentalità vincente della società. Sono passato dal giocare lo scorso anno la Coppa dei Campioni alla A2. Ma vi assicuro che anche qui si è mentalmente e psicologicamente sottoposto allo stesso stress. Perché tu devi vincere, devi primeggiare, devi arrivare primo. E lo siamo, abbiamo vinto tutte le partite, prima che si interrompesse il campionato. Ci auguriamo, quando il governo e la Federazione ci daranno l’ok, di riprendere a giocare. Questa è una passione ma è anche il mio sport, il mio lavoro.”

Niccolò Gitto
Niccolò Gitto

La pallanuoto si concilia bene con l’estate. E’ da tanto che si parla di ripristinare il campionato estivo e ora abbiamo l’opportunità. E può essere una buona occasione per rilanciare questo sport. Per ora cerco di rimanere in forma facendo esercizi. Ero sprovvisto di tutto per fare palestra a casa. Sono riuscito, prima che chiudesse tutto, a comprare soltanto un tappetino e degli elastici per le ginocchia. E basta. Nient’altro. E faccio tutto con quello. Ed è anche molto faticoso. Mi piace anche condividere nei social il mio lavoro. Anche per spronare gli altri a fare qualcosa. Lo sport è la mia vita. Nel mio futuro vorrei rimanere in quest’ambito anche quando smetterò di giocare a pallanuoto. Cercando di restituire tutto quello che di bello e intenso mi ha saputo donare.”

Niccolò Gitto

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