giovedì, Aprile 25, 2024
A2 MaschilePallanuoto

La pallanuoto, una scuola di vita per il centroboa dell’Arechi, Giacomo Cardoni.

Weekend di riposo per le formazioni del campionato di serie A2 maschile di pallanuoto. Nessuna partita in programma ma tanto lavoro in vasca per le squadre in vista del girone di ritorno. Nel girone Sud, la Rari Nantes Arechi, dopo l’amara sconfitta a Catania, contro la prima della classe, si prepara ad una settimana intensa. Nel prossimo turno, infatti, i salernitani saranno di scena a Messina, contro l’UNIME, in quello che sembra essere un importante crocevia per la stagione. Un turno fondamentale per la Rari Nantes Arechi che, in caso di vittoria, abbandonerebbe l’ultima posizione in classifica. Ne abbiamo parlato con Giacomo Cardoni, romano, di professione centroboa, al suo primo anno con la formazione campana. Con Giacomo una riflessione sulla pallanuoto a 360 gradi. Il suo stato d’animo, un cocktail pieno di emozioni, un amore viscerale per lo sport che lo fa sognare in grande, la pallanuoto.

Il time-out del coach salernitano Silipo durante la partita contro la Nuoto Catania.

Il mio amore per la pallanuoto nasce quando adolescente, per motivi di salute, dopo aver provato diversi sport tra cui il rugby, mi sono avvicinato al nuoto. Quando ho cominciato ad allenarmi, ho conosciuto Maurizio, un uomo ed un allenatore a cui devo molto e che reputo una persona molto importante nella mia vita. Mi ha trasmesso questo grande amore per la pallanuoto anche se non è stato, per me, un percorso facile. Essere un’atleta, nello specifico, un pallanuotista comporta tantissimi sacrifici, soprattutto, dal punto di vista natatorio.

In assetto difensivo la formazione salernitana cerca di respingere gli assalti degli etnei.

Il ruolo del centroboa è molto cambiato rispetto al passato. Una volta si guardava molto, chi giocava nel mio ruolo, alla quantità dei gol che sapeva segnare. Adesso, con le nuove regole, si dà un’accezione diversa a questo ruolo. Non è importante la quantità dei gol che il centroboa segna, quanto l’apporto che dà ai due metri, quando si attua la zona o nel fare pressing per evitare i contropiedi della squadra avversaria. Ovviamente segnare resta una priorità per qualsiasi centroboa in qualsiasi categoria. Con questo tipo di gioco, che ha rivoluzionato il nostro ruolo, la confidenza con il gol diventa più difficile. Onestamente un po’ mi manca e ho un pò di nostalgia per il passato, quando il centroboa aveva un ruolo centrale anche in termini offensivi. Credo, però, di essere un cliente abbastanza scomodo per i difensori avversari che non sempre riescono a contenere la mia esplosività fisica.

Il centroboa, classe 93, Cardoni nel match contro la Nuoto Catania.

Ho giocato con diverse squadre in serie A2, principalmente nel girone Sud, conquistando appena diciottenne, una promozione con la Lazio Nuoto in serie A1. L’anno scorso, dopo tanti anni giocati al sud, è arrivata una buona offerta dalla Como Nuoto e ho accettato di cimentarmi, nuovamente, al nord. Nel girone Nord avevo già giocato in A2, con la Vela Nuoto Ancona, conquistando una salvezza storica e, poi, l’anno seguente il sogno di giocare i play-off spareggi promozione. Un’esperienza indimenticabile, due anni molto importanti, quelli vissuti nelle Marche, dove ho lasciato un pezzo di cuore. C’è una notevole differenza tra i due gironi. Al “Sud” la pallanuoto si respira e si vive in maniera diversa, c’è molto più calore e passione sia come piscine che nella preparazione fisica e mentale al campionato. Al Nord, invece, c’è molto più tecnica, il gioco è molto più fluido e più spazi nell’esecuzione motoria. Poi, ovviamente tutto dipende anche dalle partite e dalle squadre che si incontrano. Generalmente, però, per quello che ho visto, le squadre al Sud sono molto più competitive.

I difensori salernitani Malandrino e Buonocore a protezione della loro porta dagli assalti etnei.

Sapevamo che, contro la Nuoto Catania, sarebbe stata una partita difficile. Abbiamo avuto un buon approccio iniziale alla partita, poi però, nel terzo e quarto abbiamo sbagliato troppo anche a livello individuale e non siamo riusciti più a segnare. Siamo dispiaciuti per come è maturata la sconfitta, siamo ben consapevoli di dover lavorare tanto ma vedo comunque dei margini di miglioramento nella squadra e sono ottimista per il futuro. Fondamentale sarà la prossima partita che giocheremo a Messina. Loro sono una squadra forte, con giocatori di grande esperienza come Cusmano e Vittorioso e con Eskert che è anche il loro cannoniere. Noi ce la giocheremo e punteremo alla vittoria, come abbiamo sempre fatto, convinti che questa partita potrà essere quella della svolta. Il nostro obiettivo è quello che ci siamo prefissati, con la società, ad inizio stagione. Far crescere la nostra linea verde ed ottenere la salvezza senza troppe sofferenze.

L’azione difensiva dell’Arechi guidata dall’esperienza dell’ex azzurro Fabrizio Buonocore.

A Salerno mi trovo abbastanza bene, con miei compagni c’è un bellissimo rapporto e c’è massimo rispetto con la società. Qui ho trovato grandi professionisti come Fabrizio Buonocore che è un esempio per tutti noi. Un ragazzo che ha dato tutto per questo sport e che ha raccolto tanti successi. Ancora oggi lotta e dà tutto di sé in ogni partita. Lui rappresenta, per tutti noi, l’emblema del nostro mondo, la pallanuoto. Sono legato, per diversi motivi, alla calottina numero 13. Quando sono arrivato all’Arechi, ho chiesto questo numero perché è quello che ha indossato qui, uno dei miei idoli di questo sport, Fabio Bencivenga. Spero mi porti fortuna per realizzare almeno uno, tra i tanti sogni che ho nel cassetto. Ho dato la vita per la pallanuoto, vorrei avere l’opportunità di militare in serie A1.

Giacomo Maria Cardoni

Gaetano Nardone

Sono laureato in relazioni internazionali e trasformazione dei conflitti. Dai racconti delle persone vulnerabili nasce la mia passione per la scrittura. Mi occupo da anni di migrazione ed integrazione e di Balcani dove da volontario mi sono occupato di scrittura e redazione di articoli e reportage sul campo. Lo sport, particolarmente quello di squadra, è stato sempre al centro dei miei interessi e studi, inteso come strumento di aggregazione, integrazione ed inclusione sociale.