Per arrivare nella vita occorre cuore, volontà, carattere e la voglia di non mollare mai. Se in più si hanno doti naturali il mix diventa perfetto. Roberta Bianconi rischiava di non regalarci la grande campionessa di pallanuoto che è. Lei, partita con il nuoto sincronizzato per arrivare in nazionale, si ritrova, a 15 anni, con un pallone in mano e quella capacità di farlo correre veloce. Come le sue parole, in un racconto di una viaggiatrice dello sport che, ovunque, ha saputo dimostrare di essere nata per la pallanuoto. Di essere nata per vincere.
“La mia passione per la pallanuoto è nata per caso. Fin da piccola avevo fatto nuoto sincronizzato ma un’estate decisi di smettere. Avevo 15 anni, ero al liceo e non era facile conciliare studio e sport. Mi allenavo 5 ore al giorno e poi mi addormentavo sui libri. Il mio impegno ero totale, vivevo con il sogno di andare in nazionale. L’amore per l’acqua mi portò a cercare sempre la piscina. Avevo delle amiche che giocavano a pallanuoto a Camogli e sono andata a provare. E andò bene. Ho iniziato tardi ma avevo già tutte le basi del nuoto. Dovevo imparare a palleggiare e la tattica. I primi giorni di allenamento erano contentissimi di me. Avevo gambe pazzesche e mi volevano mettere a fare il centroboa o il portiere. Ma io mi divertivo con la palla, a costruire il gioco, a tirare da lontano. Mi sentivo nata per fare l’attaccante.”
“Imparavo in fretta e arrivai presto al livello delle mie coetanee. Prendevo ogni giorno di più sicurezza con la tattica e il gioco. Non mi limitavo mai. Andavo a ricercarmi una giocata, una situazione di tiro, oppure creavo un’occasione per una mia compagna. E poi è uscito anche il tiro. Era un movimento che mi veniva naturale, riuscivo a dare potenza e precisione senza grandi sforzi. Ed è stata la mia fortuna. Man mano che andavo avanti mi rendevo conto che era un fondamentale da curare e far evolvere sempre. Le avversarie iniziavano a conoscermi ed a contrastarmi. Era fondamentale modificare sempre l’approccio, le finte, il movimento del corpo. Fare sempre un passettino avanti. E la mia carriera è stata un continuo crescendo.”
“Nel 2011 il mio primo grande trofeo europeo, con il Rapallo, nella mia città. La squadra non aveva mai vinto in campo europeo. Ci siamo ritrovati in finale con le olandesi dell’Het Ravjn. Nella partita di andata, a casa loro, fummo sconfitte per 12-5. Un disastro. Ci preparammo a quel ritorno. La piscina era stracolma di tifosi, mai vista così. Ci guardammo negli occhi. In ognuna vidi determinazione e una voglia di vincere incredibile. Siamo entrate convinte che niente e nessuno poteva fermarci dal conquistare quell’Euro Cup. Finì 12-3. Fu una partita memorabile, sensazioni stupende che tutte ancora ci portiamo dentro. Ci fu una festa incredibile in piscina, con tutto il pubblico ad agitare i palloncini giallo-blu, i colori del Rapallo. Un ricordo che porterò sempre nel cuore.”
“Il 2011-12 fu uno dei periodi più intensi della mia carriera. Arrivai alla Recco e si aprirono le porte del Setterosa. Quell’anno fra club e nazionale giocai campionato, europei, qualificazioni olimpiche e olimpiadi. La Recco era una squadra costruita per puntare al massimo. E si doveva arrivare a tutti gli obiettivi. Vincemmo tutto, scudetto, Coppa Len e Supercoppa. Ma l’olimpiade di Londra fu una tragedia per me. Arrivammo solo settime. Per me un fallimento. Avevo puntato tutto su quell’olimpiade e mi sentii devastata. Alla fine ne usci più forte, la mia mentalità cambiò. Promisi di dedicare i prossimi 4 anni alla preparazione dell’olimpiade dei Rio. Non volevo sprecare un’altra occasione.“
“Nel 2014 cambiai vita. Ero agli europei di Budapest e mi contattò l’Olympiakos. La squadra greca, una delle più forti a livello europeo, mi offrì un ingaggio per 3 stagioni. Avevo sempre rifiutato tutte le proposte di squadre italiane. Ero legata alla mia terra, alle mie abitudini, alla mia famiglia, ora dovevo decidere addirittura se andare all’estero. Li feci aspettare tantissimo prima di rispondere. Poi, nella mia testa, scattò qualcosa. All’inizio non fu semplice, non conoscevo neanche bene l’inglese. Però, con la pallanuoto, non c’erano problemi. Sono una buona osservatrice ed anche solo guardando capivo cosa dovevo fare. E’ stata l’Esperienza, quella con la e maiuscola.“
“Il riscatto dell’olimpiade di Rio del 2016 è una delle pagine più importanti della mia carriera. Dopo la grande delusione di Londra, essere arrivata all’argento è stata una grande rivincita. Quattro lunghi anni di preparazione in cui ho preso anche qualche “facciata”, qualche grande delusione, come il 4° posto agli europei del 2014, che, penso, non meritavamo. Quelle Olimpiadi le ricordo soprattutto per le due settimane passate insieme con le ragazze, dentro e fuori la vasca. Ero orgogliosa sia di me stessa che della squadra. Avevamo dato il massimo, il 100%. E quando sai di aver dato tutto non c’è cosa più appagante.”
“Nel 2017 arrivai in Sicilia, in un’altra grande e blasonata società, l’Orizzonte Catania. Due anni belli e intensi in un’altra squadra in cui erano fortissime le pressioni per vincere, per arrivare allo scudetto che mancava da 8 anni. Il primo anno ci fu la delusione dello scudetto perso a Firenze. Come squadra non eravamo probabilmente pronte, ben amalgamate, collaudate, qualcosa non è andato come doveva. L’anno successivo non è stato facile, ci furono tante difficoltà. Ma alla fine il grande risultato arrivò e fu un’emozione fortissima viverla in una città che si strinse attorno a noi. La finale fu giocata in casa, con la piscina gremita di tifosi. Fu una felicità incredibile vincere ancora un titolo in Italia. Ma il ricordo più forte è quello della gioia di una società e di una città che mi sono rimaste nel cuore.”
“La mia nuova sfida è la Kally NC Milano. In un anno molto difficile che, di fatto, mi ha portato a giocare con loro solo per 3 mesi, fino a dicembre. Fra europei, collegiali, e quarantena siamo arrivati fino ad oggi. E per il riavvio del campionato ci sono ancora tanti dubbi. Nel mio futuro vedo ancora tanti anni di pallanuoto. Quando sentirò che qualcosa si è rotto penserò di fermarmi. Il fatto di essere anche in polizia mi da quella tranquillità di guardare serenamente al domani. Vivo molto alla giornata. A sensazioni, seguendo il mio istinto. Che ancora è quello di segnare tanti gol.“
Roberta Bianconi