Aktis Acquachiara – Copral Muri Antichi.
Sarà una sfida da dentro o fuori, una finale da vincere. Tra qualche ora i biancazzurri affronteranno, alla Scandone di Napoli, gli etnei dei Muri Antichi Catania. L’Aktis Acquachiara torna nuovamente in vasca per chiudere la Regular Season di serie A2 maschile ed agguantare, con una vittoria, la seconda posizione che le garantirebbe la partecipazione ai play-off promozione. Una vittoria, nello scontro diretto in programma oggi, proietterebbe i napoletani alle semifinali playoff contro l’Anzio Waterpolis. Viceversa, il pareggio o la sconfitta metterebbe di fronte Acquachiara e Tuscolano nelle semifinali playout per un obiettivo diametralmente opposto, la salvezza. Di fronte una squadra, quella siciliana, reduce da un mese di stop forzato e che scenderà in vasca non nelle condizioni ottimali ma con la voglia di battersi per raggiungere gli spareggi promozione.
A presentarci l’importante sfida odierna, l’attaccante mancino dell’Aktis Acquachiara Matteo Aiello. Matteo, classe 1995, autore di 15 reti stagionali, è uno dei punti cardini della formazione napoletana. Matteo ci ha raccontato, attraverso le sue parole, la voglia che caratterizza questa gara decisiva per la stagione dei ragazzi di mister Occhiello. Come una finale da vincere per concludere al meglio questa stagione atipica.
Finalmente si gioca, non vedevamo l’ora. Scenderemo in vasca motivati al 101% perché è proprio nei momenti più difficili che esce fuori il gruppo. Vogliamo riscattare la brutta prestazione fatta contro l’UNIME che ci costringerà a giocare una gara da dentro o fuori. Il nostro obiettivo è terminare questa stagione anomala coronandola con il raggiungimento del sogno play-off. Siamo una squadra molto giovane, forse la più giovane del torneo. Possiamo dire che, tutto sommato, fino a questo punto è stata una stagione positiva. Non sono mancati di certo i problemi tra infortuni, casi covid in squadra, rinvii delle partite. Giocare ogni due settimane non ha di certo, poi, aiutato ad esprimerci al meglio.
Rispettiamo molto i nostri avversari. Tanti di loro li conosco personalmente e professionalmente. Partiranno con il favore del pronostico perché possono contare su due risultati su tre rispetto a noi. Credo che difficilmente cercheranno di puntare al pareggio, un risultato fin troppo rischioso. Entrambe lotteremo per portare a casa tre punti che significheranno il raggiungimento dell’obiettivo più prestigioso. Questa partita rappresenta per noi una finale. E come ogni finale che si rispetti non ci risparmieremo e ci batteremo fino all’ultimo secondo. Dei loro non toglierei nessuno perché io, come tutta la squadra, puntiamo a vincere giocando alla pari. Giocare contro campioni del calibro di Camilleri, Zovko, Tringali è per noi un motivo di crescita e rappresenta un’occasione unica per tutta la squadra di raggiungere un obiettivo ambizioso come quello degli spareggi promozione.
Avere un compagno di squadra giapponese è stata una situazione umana e professionale unica e molto particolare. Kenta (Araki nda) è un ragazzo giovane che si è integrato molto bene nel gruppo calandosi sin da subito nella nostra dimensione diventando quasi napoletano. Ho apprezzato molto il suo atteggiamento in vasca e fuori e tutti noi abbiamo imparato molto da lui. Un atleta esemplare che ci ha stupito con la sua cultura basata sul rispetto, sulla lealtà, sempre a servizio della squadra sin dal primo allenamento. Questa esperienza nel nostro campionato, la sua prima in assoluto, è stata molto formativa e farà parte del suo bagaglio per sempre. Questo perché i giapponesi hanno un modo di giocare e di allenarsi completamente diverso dal nostro. Per noi è fondamentale lavorare soprattutto dal punto di vista tattico, un aspetto che nel loro mondo è considerato marginale.
Lo sport insegna. Questa è una verità che chiunque abbia praticato almeno una disciplina sportiva è portato a confermare. Educazione e sport formano un connubio inscindibile e attraverso le diverse attività è possibile apprendere una serie di valori indispensabili per la crescita personale e collettiva. A livello personale la pallanuoto mi ha dato tanto facendomi crescere soprattutto caratterialmente. Quand’ero piccolo ero un tipo molto emotivo. Sentivo molto la pressione della partita, anche quella meno importante, non permettendomi di esprimermi al meglio e al pieno delle mie potenzialità. La pallanuoto, essendo uno sport di squadra, ti insegna a lavorare in team, di apprendere dagli errori individuali e collettivi sviluppando la tua socialità. Insomma posso affermare che la pallanuoto è stata per me una palestra di vita.
A proposito di alcuni dei momenti formativi che mi ha regalato questo meraviglioso sport, vorrei menzionare una persona che purtroppo è venuta a mancare qualche anno fa e il cui anniversario è stato la scorsa settimana. Volevo ricordare Paolo De Crescenzo a cui devo il mio esordio in serie A1 a Roma contro la Lazio. Paolo aveva una visione della pallanuoto incredibile, un maestro insuperabile dal punto di vista tattico. Preparava schemi e movimenti difensivi come nessun altro. Da attaccante e mancino ho avuto la fortuna di poter migliorare, grazie alle indicazioni e ai consigli che mi dava, dal punto di vista difensivo. Fu lui stesso a chiamarmi in estate, mentre ero in vacanza al mare, proponendomi di giocare in prima squadra ed in pianta stabile. All’inizio pensavo fosse uno scherzo. Invece, quel sogno di far parte di un gruppo importante, divenne realtà.
Matteo Aiello