Catania e il rugby sono unite da un grande amore. Una lunga tradizione che ha visto la città etnea essere fra le protagoniste a livello nazionale di questo grande sport. Igor Giammario è figlio di questa tradizione e di questa cultura, in cui il lavoro di gruppo da parte delle società ha portato a grandissimi risultati. Formando atleti ma soprattutto uomini pronti ad affrontare il futuro. Igor ci racconta il suo cammino che l’ha portato ad essere il mediano di mischia dell’Amatori Catania.
“Da bambino avevo sempre giocato a calcio. All’età di 10 anni, però, mi ero già stufato. Al tempo c’era un vicino di casa che praticava rugby e mi sono fatto trascinare dal suo entusiasmo. Mi ha portato al CUS dove ho giocato fino a 19 anni, fino all’under 20, di cui ero capitano, e con cui ho disputato una finale scudetto di categoria. Nella prima squadra ho giocato fino alla promozione in serie B, nel 2017, quando mi sono trasferito all’Amatori Catania.”
“Gli anni passati al Cus sono stati intensi e meravigliosi. Il club ha una grande tradizione di formazione giovanile, che arricchisce anche attraverso partecipazioni a tanti tornei nazionali, come il Trofeo Topolino, a Treviso. Un gruppo bellissimo, di tanti giovani, che portarono alla promozione nel campionato Elitè. All’epoca la Federazione aveva raggruppato l’U18 con l’20 elitè, così abbiamo avuto la possibilità di giocare 4 anni ai più alti livelli delle giovanili.”
“Il Cus Catania è stato, prima di tutto, una grande scuola di vita. Tanti compagni con cui condividevo gran parte della mia giornata sono rimasti gli amici di sempre. Ragazzi come Giovanni Licata, che ora gioca in nazionale, Ciccio Failla, Matteo Mazzoleni, Samuele Sapuppo, Peppe Cosentino, Leonardo Smiroldo, Edoardo Bognanni eravamo tutti in quella squadra. Un percorso che ci ha visti insieme anche nella prima squadra del Cus, nel campionato 2016/7, e che ci ha portati alla promozione in serie B già al primo anno. Dopodiché ci spostammo in massa all’Amatori Catania.”
“Il passaggio all’Amatori rappresentava un sogno per noi giovani rugbisti catanesi. E’ un club con una grandissima storia, che ha militato ai più alti livelli del rugby italiano. Una squadra illustre quanto le più titolate in Italia, come Treviso, Rovigo, Petrarca. E’ stata una grandissima emozione. Già conoscevamo bene l’ambiente, facevamo, dai tempi del Cus, allenamenti congiunti. E’ stato un ritrovare vecchie amicizie. Significava solo mettere assieme le forze e riuscire ad amalgamarci per arrivare ai risultati e alle vittorie. Che non si sono fatti attendere dato che, solo dopo 2 anni, siamo riusciti a vincere il campionato cadetto ed essere promossi in serie A.”
“Ai tempi avevamo come allenatore Peppe Costantino. Sia lui che Ezio Vittorio, l’attuale coach, mi conoscevano bene, dato che erano responsabili delle formazioni giovanili e mi avevamo cresciuto. Peppe si occupava delle selezioni nazionali mentre Ezio era il responsabile delle regionali. Essendo stato più volte convocato, entrambi avevano accompagnato la mia crescita nel rugby e conoscevano le mie caratteristiche.”
“L’Amatori lo scorso anno è stata una grande sorpresa. Appena saliti in serie A siamo arrivati ai play off scudetto. Quindi quest’anno non ci si poteva aspettare che una riconferma come, in effetti, sta avvenendo. Siamo terzi in classifica, a soli cinque punti dalla prima, il Noceto, che abbiamo già battuto in casa 36-18. L’Amatori, nella speranza che il campionato ricominci, ha una partita fondamentale da giocare, che è quella con la Capitolina. Se riuscissimo a batterla si riaprirebbe il campionato e le prospettive futuro. Per scaramanzia non ne vogliamo parlare però sarebbe il nostro grande obiettivo.“
“L’Amatori non è una semplice squadra è una famiglia. I problemi ci sono, soprattutto dal punto di vista strutturale ed economico. Che ci porta a non poter godere di alcune cose, come la palestra, il campo sempre in ottime condizioni, non poter fare trasferte in maniera ottimale. A volte ci ritroviamo a dover viaggiare in pullman ed arrivare, dopo tante ore, e giocare direttamente. Comunque per ora abbiamo questo e ci adattiamo. Il gruppo non finisce in campo, al termine della partita. Quando trascorri anche 20 ore consecutive con un gruppo e ti rendi conto di stare davvero bene vuol dire che si è instaurato un rapporto davvero speciale.“
IGOR GIAMMARIO